venerdì 21 novembre 2008

Punti di Vista

Reduce da un imperfetto risveglio camminavo con aria monotona verso la fermata dell'autobus.
Solitamente non c'è cosa peggiore della combinazione: cattivo umore + possibili precipitazioni atmosferiche + mancanza di ombrello + attesa autobus, soprattutto se consideriamo la frequenza delle corse delle linee dirette in periferia.
Ma stamattina non mi importava, ero completamente apatica.
Avrei potuto attendere quell'autobus per due ore e mezzo senza battere ciglio, nonostante in passato avessi più volte maledetto l'intera compagnia dei trasporti pubblici e augurato numerosi malanni intestinali perfino ai loro pesci rossi.

Arrivata alla fermata, neanche il tempo di recuperare un cantuccio all'interno della pensilina per ripararmi dal vento, che vedo spuntare il mio autobus praticamente vuoto.
In un altro momento avrei sicuramente esclamato "Caspiterina! Ma che donzella fortunata che sono!".. stamattina mi sono limitata a pensare "Uhm.".

A questo punto il mio karma dev'essersi rotto le scatole della mia mancanza di reazioni, visto che.. dopo circa 20 secondi che mi ero accomodata in uno dei tanti posti liberi, ho cominciato a sentire qualcuno che imprecava a voce notevolmente alta.
Mi risveglio dal torpore e mi rendo conto che l'autobus è fermo perchè su entrambi i lati della strada ci sono i soliti furgoni delle consegne parcheggiati in doppia fila e invece difronte, con la faccia da pittbull, c'è un bruttissimo vecchio in mercedes blu, che non vuol togliersi di mezzo perchè nella sua testa bacata è tutta colpa del pullman che in quel momento non doveva trovarsi lì.
A questo punto l'autista si trasforma immediatamente in un Bigfoot urlante cattive parole, addirittura aumenta di volume, e come per magia spariscono furgoni e vecchio.

Io sorrido, e mi ricordo di quella volta che un'autista ha letteralmente lanciato fuori dalle porte un ragazzino dall'insulto facile, ma non faccio in tempo a finire di ricordarmi la simpatica scenetta che sento nuovamente il bigfoot imprecare contro un camion parcheggiato, non solo in mezzo alla strada, ma anche in curva!
Mormorio dei passeggeri, che si trasforma in assoluto silenzio quando l'autista, recuperata la pace interiore, supera il camion e con estrema eleganza gli fracassa lo specchietto laterale.
E' stato in quel momento che avrei voluto esclamare: " Si! Si! Scamazzali tutti!!" ma sarei stata l'unica dei presenti a pensarlo.

Il mio viaggio è quasi finito, tra poco c'è la mia fermata, ma prima, un ultimo colpo di clacson ad un tir che stava uscendo dal benzinaio come se fosse l'unico essere rimasto sulla terra, e mentre una signora sussurra "Chist' è pazz!" scendo pensando che in fondo stamattina, quest'autista stressato è stato un po' il mio eroe.



giovedì 26 giugno 2008

Veracità e voracità

Dal momento che ho già reso nota la mia dipendenza dalle serie tv di ogni genere, perché dunque frenarmi dal confessare che, se il telefilm mi rapisce, la trasmissione di cucina mi dona una sensazione di benessere pari quasi al raggiungimento del nirvana.
Praticamente niente riesce a schiodarmi dalla tv finché la pietanza di turno non è bella che impiattata.

Stavo giustappunto cercando la mia trasmissione preferita, che poi sarebbe quella in cui un giovane cuoco biondiccio e figo (ovviamente ritenuto gay dal mio gentil consorte) prepara in 10 minuti ogni genere di squisitezza, insomma, mentre la cercavo mi sono imbattuta in un cuoco dall'accento bolognese, e dopo soli 2 minuti che lo guardavo volevo già picchiarlo con un grosso randello.

Da cosa nasce questa mi assurda reazione, che mi ha quasi spinto a cercare su google un recapito telefonico del gambero rosso channel per insultarli?
Ovviamente dall'evidente incapacità dello sconosciuto in maglietta verde pistacchio.
Vi descriverò di seguito, senza dilungarmi troppo, alcuni punti salienti di una delle sue 3 ricette, e non perché sia la peggiore, ma semplicemente perché non è mia abitudine scrivere a lungo.
Trattasi di un primo piatto: Gnocchi alle vongole, e fin qui tutto bene, se non fosse che gli ingredienti dell'impasto risultassero leggermente “numerosi” per una che mangia gnocchi di patate già da prima di avere i denti.
Evidentemente gli gnocchi ogni regione li fa come vuole, e soprattutto, li taglia come vuole, visto che i suoi raggiungevano una circonferenza di 10 centimetri.

Passiamo dunque ad analizzare la preparazione del sughetto:
Immaginatevi questo tipo che afferra qualche vongola, si piazza difronte al lavello con il braccio teso (quello con la mano contenente le vongole) e comincia a farle precipitare in caduta libera una ad una sostenendo che così, si toglie la sabbia.
....

MA SEI CRETINO???
Cos'è? Si spaventano per la botta e sputano la sabbia?
Il mio pescivendolo sta ancora ridendo.
Dopo questa esperienza assurda, le povere vongolelle dal guscio scheggiato, vengono adagiate in una padella assieme ai soliti amici: aglio, olio, pomodorino etc. peccato solo che il nostro esperto del giorno abbia volutamente evitato di mettere un “coperchio” alla padella, lasciando così le poverine per 10 minuti sul fuoco, e inondandole infine di acqua di cottura per agevolare l'apertura, chissà come mai non si erano ancora aperte.

Mi piacerebbe un giorno conoscere quest'omino e invitarlo a pranzo al borgo, fargli ordinare una pasta e vongole e poi guardando il mare dirgli sorridendo: e mo' chiavat' a paccher tu sul!

il seguente video illustra la corretta cottura delle vongole:


* e mo' chiavat a paccher tu sul = adesso prenditi a schiaffi.

martedì 10 giugno 2008

Parlando seriamente...

Se non consideriamo quella volta che ho tracannato 40 cl. di Irish Coffee alle 10 di sera, posso tranquillamente dichiarare di soffrire di due sole tipologie di insonnia.

La prima è quella classica da pene d'amore, che ti consuma contemporaneamente sia la dose giornaliera di lacrime, sia il pacchetto di riserva di sigarette ripescato dal fondo dell'ultimo cassetto.

La seconda invece, che poi è quella di stasera, si verifica quando puoi affermare senza alcun pudore: "Non posso addormentarmi all'1:00 di notte se mi sono svegliata alle 11:00.. però riesco a svegliarmi alle 13:00 anche se mi sono addormentata alle 23:00".

Di solito quando sento la serata insonne di tipo 2, bussare alla porta con tanto di fiori e paste della domenica, la prima cosa che faccio è buttarmi sul divano e cercare un film già visto... ed ecco qui che mi viene subito in aiuto Jack Sparrow...
Peccato però che invece di annoiarmi mi sono appassionata e quindi ho deciso di spegnere la tv e ripiegare sulla seconda opzione: uno di quei libri soporiferi di cui non hai mai letto la fine e non lo hai mai confessato a nessuno, perchè tutti adorano quel libro, e tu ti senti l'unico essere umano sulla terra che arrivato a pagina 40 si accorge che è da pagina 5 che pensa ai cazzi propri.
Ricomincio pazientemente da pagina 5 e poi di nuovo, a pagina 35 mi sto chiedendo perchè certe persone non mi prendono seriamente, come se invece di emettere vocaboli con uno specifico significato la mia bocca sputasse fuori nuvolette e coriandoli, e soprattutto mi chiedo se mai lo finirò sto benedetto libro.

A questo punto è il turno del senso di colpa, perchè lo sappiamo benissimo che è un bel libro, che adoro l'autore, e che forse dovrei cominciare a tirare fuori dalla libreria "delitto e castigo" per questo mio rituale anti-insonnia.
Allora che faccio? Rotolo fuori dalle lenzuola a righe, prendo il blocco di fogli rosa 17X24 che pare infinito tanto che dura dal 97, la bic nera, e me ne torno a letto chiedendomi quale sarà mai il vero e solo segreto per farsi prendere sul serio.
(continua..)

domenica 18 maggio 2008

Leoni dispari

Le prime compagne di giochi di molte bambine, ancor prima della compagna di banco alle elementari, sono state le cuginette.
Le mie però, essendo notevolmente più grandi, si limitavano a spupazzarmi e a dire a mia madre quanto fossi carina, e poi uscivano con i relativi fidanzati.
Quindi sovente, mettevo da parte i pentolini di latta e le barbie dalla fluente chioma bionda, e giocavo con l'unico coetaneo presente in famiglia: mio cugino.
Il suddetto cugino mi accoglieva sorridente e sfoggiava in sequenza Voltron, i Masters e il castello di GraySkull.

Divenuta adolescente, ho cominciato a sospettare che aver passato parte dell'infanzia a litigare sulla gestione del leone rosso, avesse influenzato negativamente la mia capacità di fare amicizia con altre ragazze. Infatti ho sempre avuto un massimo di due amiche, e non riuscire ad integrarmi in gruppetti più numerosi, per discorrere allegramente di scarpe, capelli e trucco, mi faceva sentire un po' indispettita.

A questo punto della mia vita però, mi rendo conto che è giunto il momento di chiedere sinceramente scusa a Voltron.

Perchè?
Perchè l'ho ingiustamente accusato per anni!
Credevo fosse lui il responsabile del mio numero limitato di amiche, e invece dopo un'accurata analisi svolta negli ultimi due mesi, ho scoperto che l'unico vero responsabile è la mia capacità di scegliere.

E così, inconsciamente, mi sono ritrovata per anni a scegliere tra un complimento sincero e uno misto ad invidia, tra una risposta saccente e un simpatico bhoo, tra un'intromissione fatta per sminuirti e una per sostenerti...
Ed ora non sono più capace di smettere.. ma infondo come si dice? meglio poche ma buone no?

giovedì 8 maggio 2008

Corrispondenza

La cosa migliore per cominciare bene la giornata è fare una ricca colazione.
Lo si sà praticamente da sempre. E' la prima cosa che ti insegna la pubblicità, prima ancora che la mamma tenti di rimpinzarti con cappuccino, cornetto e nutella.

Ma qual'è la cosa migliore per rovinarsi la digestione della sacrosanta colazione?
Basta controllare la posta e trovare un'email che comincia così:
"Una volta che hai aperto questa mail non puoi più tornare indietro, tenta di ignorarlo e la prima cosa che noterai è la terribile giornata che avrai domani".
La mia sarà anche un'eccessiva intolleranza alle catene di sant'antonio, ma trovo questo genere di email, più fastidiose delle vesciche ai piedi durante la giornata più calda dell'agosto più caldo degli ultimi 10 anni.

Ovviamente non è la prima che ricevo e non sarà certo l'ultima, e ovviamente non ne ho mai rispedita nessuna, trovandomi così ad essere la persona più sfigata del pianeta, e non rispedirò certo questa, solo perchè gradirei avere una piacevole giornata domani, quello che mi turba di tutta questa faccenda è che non riesco ad evitare di innervosirmi.
Insomma è come se uscissi a fare la spesa e il fruttivendolo, invece di dirmi buongiorno, mi dicesse: se non compri le mele finisci sotto un camion.
Sarebbe irritante.
Ora, stabilito che la simpatica email mi giunge da un caro amico, che tralaltro sa benissimo quanto io sia permalosa ed irrascibile, e dunque risulto essere il soggetto meno adatto alla ricezione di tale corrispondenza, mi chiedo...
posso sentirmi legittimata a schiaffeggiarlo ininterrottamente per venti minuti se domani qualcosa mi va storto?

martedì 22 aprile 2008

Ottimismo

Stavo sorseggiando il mio cappuccino e guardavo la panatura che lentamente mutava dal giallo pallido all'arancione croccante, quando mi sono detta: se friggere dei bastoncini di pesce è la prima cosa che hai fatto questa mattina, vuol dire che sei innamorata.

Può sembrare un'affermazione priva di logica, ma solo se non si considera la posizione di estremo rilievo occupata dal cibo in ogni tipologia di rapporto affettivo.

Per esempio innumerevoli volte mia madre si è alzata presto per prepararmi il pranzo da consumare a lavoro, certo, non c'è paragone tra dei bastoncini di pesce cotti alle 10:00 (anche se per me le dieci del mattino sono praticamente l'alba) e un risottino con funghi e zafferano prepararto alle 8:00, però, in quanto fidanzata momentaneamente disoccupata, posso ugualmente rallegrarmi del mio gesto carino e anche apprezzato.

Successivamente a questa piccola soddisfazione mattutina, che uccide la mia reputazione di ottima cuoca ma apre una porta sul pianeta brava coinquilina, ho ripensato alla discussione di ieri sera relativa all'insoddisfazione lasciata dalle uscite serali tra amici.

Ovviamente la discussione è cominciata con me che mi lamentavo di quanto fosse noioso andare sempre negli stessi posti perchè siamo tutti un po' troppo abitudinari, di quanto il ritrovarsi sempre nello stesso ambiente uccidesse la comunicazione limitando gli stimoli visivi, di quanto fosse insopportabile dover sempre alzare il tono di voce per colpa della musica alta anche quando non c'è un concerto, di quanto fosse irritante sentire i soliti amici che dicono di non potersi permettere una cena fuori e poi spendono la stessa cifra in cocktails proprio mentre ne parlano.

Ovviamente la discussione si è conclusa con qualcuno più saggio di me che mi faceva notare che la possibilità di trascorrere una piacevole serata dipende esclusivamente dal tuo stato d'animo e non dal posto in cui ti rechi.

Ed è stato proprio quando ho smesso di lamentarmi che mi sono accorta che stavo appunto trascorrendo una piacevole serata in un piacevole posto con piacevoli amici.
Basta poco!

martedì 18 marzo 2008

Sonorità notturne

"Due caratteristiche fondamentali distinguono il sonno dallo stato di veglia: la prima è che il sonno erige una barriera percettiva fra mondo cosciente e mondo esterno, la seconda è che uno stimolo sensoriale (ad esempio un rumore forte) può superare questa barriera e svegliare chi dorme. Un adeguato sonno è biologicamente imperativo ed appare necessario per sostenere la vita."

Ogni notte, da circa un mese, un simpatico stimolo sensoriale, si esercita nella scalata della mia barriera percettiva e mi sveglia.
Sinceramente, da brava signorina di città, ho sviluppato fin da bambina un filtro mentale che ti permette di respingere l'inquinamento acustico, semplicemente accettandolo come normale prodotto della natura.
In questo modo si ha la medesima reazione quando ci sono i tuoni, quando ci sono i cani che abbaiano, quando qualcuno suona il clacson, e quando i dirimpettai litigano e si lanciano oggetti contundenti nei rispettivi balconi.

Si deduce quindi che sono abituata a dormire anche mentre il camion della nettezza urbana fa il suo sacrosanto lavoro di raccolta sotto casa mia, dove ci sono ben 11 cassonetti per la spazzatura tra un lato e l'altro della simil-piazza, e tutti sappiamo che i camion sono dotati anche di un segnalatore acustico per la retromarcia, ma che grazie al cielo sono anche pilotati da espertissimi autisti che la notte cercano sempre di destreggiarsi in splendide manovre che evitano al segnalatore di prendere vita.

Ultimamente invece qualcuno ha deciso che i camion della nettezza urbana hanno bisogno anche di un segnalatore acustico per il sollevamento dei cassonetti!
Non so bene di che genere di modello stiamo parlando, perchè ovviamente alle 2 di notte preferisco restare avvolta in un morbido e coccoloso piumone, piuttosto che affacciarmi al balcone per scoprire la casa produttrice del rumore molesto, o peggio ancora, infilarmi un cappotto e andare a discorrere allegramente col netturbino di turno sull'effettiva necessità di questa tortura sonora.

Insomma devo rassegnarmi e integrare questa novità nel mio silenzioso filtro mentale, oppure, aspetto l'imminente primavera ed esco dal piumone così da poter finalmente identificare il destinatario di una bella lettera di insulti e applausi per la trovata geniale?
Ovviamente questa seconda soluzione sarebbe la migliore, se solo la primavera fosse davvero imminente.
Dove sono finiti il sole, la pizza e il mandolino?
Sempre tutti a lamentarsi che non se ne poteva più e adesso qui fa freddo e a bologna si gira a maniche corte.

martedì 11 marzo 2008

Confusione

Quando si ha il sospetto, anche lieve, di avere sviluppato una forma di dipendenza, la prima cosa da fare è sicuramente accettare che c'è un problema.
Ciao, sono Tiziana, e sono una serie-dipendente.

La mia non è la tipica dipendenza da 16enne che si innamora di uno dei protagonisti, e lo dimostra ricoprendo i muri della sua stanza con il bel faccione dell'attore, e per il resto del tempo cerca di trasformarsi nella protagonista femminile della serie.

Non è nemmeno la tipica dipendenza da casalinga che guarda Sentieri, una donna che rischia la crisi isterica ogni volta che qualche membro della famiglia cambia canale o esprime il desiderio di farlo, ignorando completamente che non è affatto necessario stare comodamente seduta sul divando, mostrando interesse per la secolare telenovelas, ma si può tranquillamente vagare per la casa rassettando e limitarsi al solo ascolto degli episodi.

Decisamente non è nemmeno la tipica dipendenza che ti spinge a confrontare con altri umani, attraverso un forum appositamente dedicato, le emozioni e le supposizioni future suscitate dall'ultima puntata andata in onda.

La mia dipendenza è provocata soprattutto da quel genere di telefilm in cui la maggior parte dei personaggi lavorano, ma non si capisce quando.

Prendiamo ad esempio Friends, in cui tutti hanno un lavoro, ma non si capisce quando ci vanno visto che passano tutto il giorno seduti su un divano a bere caffè o a casa a dire cose assurde.
Anche in Una mamma per amica, c'è Lorelai che dirige un albergo, però in realtà non fa altro che andare in giro per il suo educatissimo e felice micropaesino ad ingozzarsi di dolci ed altre cose commestibili, chiacchierando con la gente.
Ma anche in Sex and the City dove Carrie scrive articoli per una rubrica online che parla di uomini, amore, sesso e si guadagna da vivere così!

Perchè dovrei accontentarmi di stare 9 ore in un ufficio senza finestra col neon al posto del sole quando c'è Charlotte che fa la gallerista?

lunedì 10 marzo 2008

Strane necessità

“Ognuno di noi è circondato da una specie di bolla d’aria, all’interno della quale non gradisce la presenza di altre persone, a meno che non siano state invitate.
Questa bolla ha forma ellittica e normalmente viene chiamata: uovo prossemico.
La presenza di un estraneo nell’uovo, fa scattare una serie di meccanismi di allarme e crea, da un lato uno stato di disagio, dall’altro fa sentire aggrediti.”

Il mio uovo prossemico è sempre stato abbastanza sviluppato, però ho notato che più passano gli anni e più si espande, soprattutto a causa dei toccatori di capelli.
Se questa categoria vi è sconosciuta, vuol dire che la vostra acconciatura è abbastanza comune e poco appariscente, perchè i toccatori di capelli sono ovunque e agiscono senza nessuna vergogna.
Non presentano caratteristiche fisiche comuni, quindi non sono facilmente identificabili, ma solo finchè non entrano in azione, poi la sequenza è sempre la stessa: si avvicinano disinvolti e preferibilmente alle spalle, ti afferrano un dread (o più di uno), lo tastano, lo scrutano e se ne vanno lasciandoti con lo sguardo incredulo e con il ricorrente pensiero “non sono un’espositore!”.

E va bene che c’è la signora che ti chiede come fai a lavarli, e va bene che c’è il ragazzo che ti chiede come hai fatto a farli, e va bene che c’è l’ignorante che ti deve insultare perchè è disinformato, e va bene che c’è chi ha la saccenza di dichiarare che non è possibile che continuano a crescerti direttamente intrecciati.
Ma il toccatore di capelli esagera!

Perchè una ciocca di capelli, se pettinata, resta una ciocca di capelli, mentre se è intrecciata diventa un oggetto da toccare?

Donna al volante...

Io sono una di quelle donne che non sa guidare.
Non nel senso che non so guidare perchè non ho la patente, anzi, la patente l’ho presa a 18 anni senza nessun problema. Di italiani maggiorenni che non hanno la patente ce ne saranno al massimo una cinquantina.
Io sono una di quelle che hanno la patente che però non sanno guidare.
Consapevole di non saperlo fare la macchina non la prendo, almeno non divento una di quelle che non sanno guidare però guidano lo stesso e vanno in giro a dar noia a chi invece è capace di guidare.

A volte però mi capita di pensare che io questa cosa di non saper guidare devo farmela passare, che va bene che mi piace di andare in giro in treno, ma in città non è che mi piaccia poi tanto andare in giro in autobus.
In autobus tutti sono nervosi, poi capita che ti spingono perchè riesci sempre a metterti nel posto sbagliato, poi ci sono le vecchiette che se solo minimamente ci pensi a desiderare di sederti, ti trafiggono il cuore con l’ombrello come neanche ai vampiri col paletto di frassino.

Devo decidermi a diventare una di quelle che sanno guidare entro i 30 anni, che poi secondo me a 60 anni la patente dovrebbero ritirarla.
Ora non è che voglio fare delle discriminazioni, ma a 60 anni uno dovrebbe smetterla di guidare e andare col treno, con l’autobus, con l’aereo, che è più sicuro.
Poi di solito corrono.
Allora se corre uno della mia età sono più tranquilla, che di solito quelli della mia età hanno i riflessi pronti e sono meno distratti, apparte qualcuno che nella vita precedente doveva essere una di quelle donne che non sanno guidare ma vanno in giro a dare noia agli altri che sanno guidare.

Insomma io quando sono in macchina ho delle strane reazioni.
Alle volte, se proprio la situazione è grave, mi addormento profondamente, che ho sentito che passare dal sonno alla morte non te ne accorgi neanche.
Altre volte invece sono tutta irrigidita con gli occhi che saltano da uno specchietto all’altro, al contachilometri, alla corsia di sorpasso, alla macchina dietro, a quella davanti, alla faccia del pilota.
Poi magari per evitare di impazzire leggo un libro.
Quando invece c’è chi guida bene mi piace e sono contenta e mi viene di mangiare, che mangiare in macchina mi diverto e ci farei dei viaggi lunghissimi.

Ho mangiato almeno una volta nella tua macchina in corsa?



Colori

Qualche sera fa sono stata, per pochi secondi, illuminata dalla fredda luce al neon dello sguardo classificatore della tipica MissFacoltà.
Esperienza che sul momento mi ha lasciata indifferente, ma in realtà non del tutto, visto che mi sono ritrovata il giorno seguente a scrivere il riassunto dei miei trascorsi scolastici.

Credevo di aver espresso in modo ironico e brillante il concetto fondamentale di:
“Tenere fuori gli estranei, nella fattispecie quelli classificabili come semplici dirimpettai estivi, dalle decisioni strettamente familiari, se non addirittura personali”
Ma invece mi è stato suggerito che appariva come una sorta di giustificazione agli eventi passati.

Considerando che non era mia intenzione giustificarmi e che non mi piace affatto essere fraintesa e mal interpretata, ho rimosso il post ad alto contenuto scolastico dopo pochi minuti dalla sua nascita.

Essere fraintesi non è mai piacevole.
Mi ricordo di quella volta che entrai in un negozio d’abbigliamento, con la dovuta cortesia chiesi un cardigan nero e la commessa tornò porgendomi un pullover rosso.
Ora tralasciamo la bruttezza del povero maglioncino e tralasciamo anche il fatto che un cardigan è aperto sul davanti e invece un pullover è chiuso, e soffermiamoci solo sul colore.
Rosso.

Non che non mi piaccia il rosso, anzi... mi piacciono le fragole, ho una borsa rossa, un giubbino rosso, i lacci delle scarpe rossi, il mio tappeto è rosso, ho avuto anche i capelli rossi, insomma il problema non è con il ridente colore ma con la stucchevole commessa.
Se mi avesse portato un indumento di lana blu, o marrone, o grigio scuro, avrei pensato che poteva essere umano confondersi. Certo, se lo scopo del tuo lavoro è quello di soddisfare il cliente a tal punto da spingerlo a tornare da te senza una reale necessità, ma solo per scrutare attentamente la nuova collezione primavera-estate, allora in quel caso magari è meglio se un minimo i colori li distingui.

Analizziamo, a distanza di tempo dall’accaduto, le molteplici motivazioni del suo gesto apparentemente dettato dall’idiozia:
A: aveva il ciclo
B: il suo apparecchio acustico era scarico
C: era un chiaro messaggio politico
D: aveva cose più importanti per la testa
E: il gesto era in realtà un timido invito a dare una botta di colore alla mia vita
F: aveva capito male
Considerando che all’ipotesi A si può tranquillamente obiettare che, tra i possibili effetti collaterali, provocati dal suddetto, non troviamo nè il daltonismo nè la semisordità.
Giudicando l’ipotesi B un caso umano strappalacrime, e l’ipotesi C veramente ma veramente improbabile. Ritenendo che se fosse vera l’ipotesi D la nostra amica avrebbe dovuto essere esonerata dal quel giorno di duro lavoro poichè ci sono persone che sotto stress hanno rischiato di trapiantare una tonsilla al posto della milza e viceversa.
Decidendo di rispondere all’ipotesi E con un semplice: chi si fa i cazzi suoi campa cent’anni, ci resta come unica e inconfutabile motivazione corretta l’ipotesi F: aveva capito male.

Gli esseri umani possono a questo punto essere divisi in 3 grandi categorie:
Quella che dichiara di non aver capito niente
Quella che se ne sbatte
Quella che a volte sta nella prima a volte nella seconda
Detta questa verità, che non porta però ad alcuna conclusione, mi limito ad affermare, calpestando la mia autostima, che forse alla commessa gli stavo antipatica.



La lobby dei musicisti

E' un giorno qualunque di una qualunque settimana di un qualunque anno, è sera.
Si decide di andare a fare un giro e la location varia col variare delle stagioni.. la piazza, il pub, il mare, la piazza, il lungomare, la piazza, l'altro pub, la piazza.. saluti baci abbracci e si prende qualcosa da bere.
All'inizio non ci fai caso ti guardi intorno e ascolti l'inciucio più in voga del momento, poi, pian piano li noti, eccoli, a piccoli gruppi, ti avvicini col passo felpato del grizzly con la colite e cerchi di carpire qualche parola, basta un'attimo e ne hai la conferma, sono loro: I MUSICISTI !

Sono ovunque, e parlano di musica, allora ti dici "a me piace la musica, ora vado a parlare con loro" e INVECE NO!
Perchè fondamentalmente tu di musica non ci capisci un cazzo, ti piace ascoltarla, mica parlarne...
e allora ti dici "li vado a sentire suonare" e ci vai, e ci vai di nuovo, e di nuovo, e ti accorgi che il 95% dei tuoi amici/parenti sono musicisti!

E così ripensi alle lezioni di pianoforte che hai abbandonato dopo solo 6 mesi, al flauto delle medie, alla tastierina Bontempi Five della tua amica e tu per fare la sborona ti sei comprata la Yamaha (e che poi una volta adulta hai regalato a tua nipote), al basso che hai venduto dopo solo un anno ma che cmq ti ha segnata, visto che ancora ti tagli le unghie cortissime reprimendo la tua sfolgorante femminilità.

A questo punto ti sorge il dubbio che li odii (nel senso di odiare non di sentire che si dice odi) perchè è per colpa loro se ti tagli le unghie, ma poi rinsavisci e capisci che non li odii, ma piuttosto ti interroghi sulle loro necessità comunicative.
Se uno fa il macellaio non è che poi esce e parla di braciole.. secondo me, perchè il musicista deve uscire e parlare di musica con altri musicisti, automaticamente escludendo noi poveri comuni mortali, che magari vogliamo parlare di eclissi solari, mutande senza cuciture, elezioni politiche, cinema, polpettone, lettera o testamento???

Ecco bhè, potrei risolvere la questione chiedendolo ai miei amici musicisti, ma se poi mi si offendono io con chi esco???

5 sensi

Tatto:
Una volta da piccola arrampicandomi su un muro ho toccato con la mano una lumaca senza guscio.
Devo dire che riesco a ricordare perfettamente lo schifo che ho provato... chissà se la lumaca ha pensato lo stesso di me.

Vista:
Così abituati a tenere gli occhi aperti che alle volte dimentichiamo di guardare.
Poi capita che ci si guarda negli occhi.
A volte c'è odio, fastidio, imbarazzo, rabbia, tristezza, indifferenza...
altre volte c'è serenità, amore, gioia, amicizia, curiosità..
altre volte ancora c'è qualcosa che non so cos'è, ma dopo di solito c'è un bacio di qualcuno che credevi non ti vedesse nemmeno.

Gusto:
Secondo me a volte i bambini piangono per leccarsi le lacrime.
(Avrei voluto parlare del sapore del didò, ma poi sarei stata diseducativa a raccontare di averlo assaggiato a 18 anni, solo perchè è sempre stata una di quelle cose che ti viene voglia di morderla. Avrei potuto risolvere tutto dicendo che non ci sono più gli antichi sapori di una volta.. ma qualcuno mi avrebbe fatto notare che non sono poi così vecchia. Trovo dunque che le lacrime siano una scelta di tutto rispetto.)

Udito:
Tutti i giorni, almeno una volta al giorno, quando non lo fa tutto il giorno, l'inquilina del piano di sotto grida come un'indemoniata.
Mi hanno detto: poverina è malata.
Ci sono dei malati che hanno dei picchi di malattia verso le 8 del mattino e verso le 2 di notte.
Io non chiedo tanto, magari a volte sono eccessiva quando mi sveglio e prego dio di portarsela nel regno dei cieli, poi mi ricordo che non sono cattolica e allora dico: diventasse almeno muta.

Odorato:
L'essere umano ama col naso.
L'odore della mamma, dei biscotti, della cioccolata, della pizza, dei libri di scuola, delle sigarette, dei fiori, dei cani, del sudore in metropolitana, dell'asfalto fresco, del pescivendolo la mattina, del panettiere, dei vicoli, dell'inchiostro sui vestiti, del sangue, della malattia, del petrolio, dei falò, del mare, della neve... che odore ha la neve? mha... ora non lo so, ma posso giurare che se domattina mi svegliassi e ci fosse la neve avrebbe un odore.