martedì 18 marzo 2008

Sonorità notturne

"Due caratteristiche fondamentali distinguono il sonno dallo stato di veglia: la prima è che il sonno erige una barriera percettiva fra mondo cosciente e mondo esterno, la seconda è che uno stimolo sensoriale (ad esempio un rumore forte) può superare questa barriera e svegliare chi dorme. Un adeguato sonno è biologicamente imperativo ed appare necessario per sostenere la vita."

Ogni notte, da circa un mese, un simpatico stimolo sensoriale, si esercita nella scalata della mia barriera percettiva e mi sveglia.
Sinceramente, da brava signorina di città, ho sviluppato fin da bambina un filtro mentale che ti permette di respingere l'inquinamento acustico, semplicemente accettandolo come normale prodotto della natura.
In questo modo si ha la medesima reazione quando ci sono i tuoni, quando ci sono i cani che abbaiano, quando qualcuno suona il clacson, e quando i dirimpettai litigano e si lanciano oggetti contundenti nei rispettivi balconi.

Si deduce quindi che sono abituata a dormire anche mentre il camion della nettezza urbana fa il suo sacrosanto lavoro di raccolta sotto casa mia, dove ci sono ben 11 cassonetti per la spazzatura tra un lato e l'altro della simil-piazza, e tutti sappiamo che i camion sono dotati anche di un segnalatore acustico per la retromarcia, ma che grazie al cielo sono anche pilotati da espertissimi autisti che la notte cercano sempre di destreggiarsi in splendide manovre che evitano al segnalatore di prendere vita.

Ultimamente invece qualcuno ha deciso che i camion della nettezza urbana hanno bisogno anche di un segnalatore acustico per il sollevamento dei cassonetti!
Non so bene di che genere di modello stiamo parlando, perchè ovviamente alle 2 di notte preferisco restare avvolta in un morbido e coccoloso piumone, piuttosto che affacciarmi al balcone per scoprire la casa produttrice del rumore molesto, o peggio ancora, infilarmi un cappotto e andare a discorrere allegramente col netturbino di turno sull'effettiva necessità di questa tortura sonora.

Insomma devo rassegnarmi e integrare questa novità nel mio silenzioso filtro mentale, oppure, aspetto l'imminente primavera ed esco dal piumone così da poter finalmente identificare il destinatario di una bella lettera di insulti e applausi per la trovata geniale?
Ovviamente questa seconda soluzione sarebbe la migliore, se solo la primavera fosse davvero imminente.
Dove sono finiti il sole, la pizza e il mandolino?
Sempre tutti a lamentarsi che non se ne poteva più e adesso qui fa freddo e a bologna si gira a maniche corte.

martedì 11 marzo 2008

Confusione

Quando si ha il sospetto, anche lieve, di avere sviluppato una forma di dipendenza, la prima cosa da fare è sicuramente accettare che c'è un problema.
Ciao, sono Tiziana, e sono una serie-dipendente.

La mia non è la tipica dipendenza da 16enne che si innamora di uno dei protagonisti, e lo dimostra ricoprendo i muri della sua stanza con il bel faccione dell'attore, e per il resto del tempo cerca di trasformarsi nella protagonista femminile della serie.

Non è nemmeno la tipica dipendenza da casalinga che guarda Sentieri, una donna che rischia la crisi isterica ogni volta che qualche membro della famiglia cambia canale o esprime il desiderio di farlo, ignorando completamente che non è affatto necessario stare comodamente seduta sul divando, mostrando interesse per la secolare telenovelas, ma si può tranquillamente vagare per la casa rassettando e limitarsi al solo ascolto degli episodi.

Decisamente non è nemmeno la tipica dipendenza che ti spinge a confrontare con altri umani, attraverso un forum appositamente dedicato, le emozioni e le supposizioni future suscitate dall'ultima puntata andata in onda.

La mia dipendenza è provocata soprattutto da quel genere di telefilm in cui la maggior parte dei personaggi lavorano, ma non si capisce quando.

Prendiamo ad esempio Friends, in cui tutti hanno un lavoro, ma non si capisce quando ci vanno visto che passano tutto il giorno seduti su un divano a bere caffè o a casa a dire cose assurde.
Anche in Una mamma per amica, c'è Lorelai che dirige un albergo, però in realtà non fa altro che andare in giro per il suo educatissimo e felice micropaesino ad ingozzarsi di dolci ed altre cose commestibili, chiacchierando con la gente.
Ma anche in Sex and the City dove Carrie scrive articoli per una rubrica online che parla di uomini, amore, sesso e si guadagna da vivere così!

Perchè dovrei accontentarmi di stare 9 ore in un ufficio senza finestra col neon al posto del sole quando c'è Charlotte che fa la gallerista?

lunedì 10 marzo 2008

Strane necessità

“Ognuno di noi è circondato da una specie di bolla d’aria, all’interno della quale non gradisce la presenza di altre persone, a meno che non siano state invitate.
Questa bolla ha forma ellittica e normalmente viene chiamata: uovo prossemico.
La presenza di un estraneo nell’uovo, fa scattare una serie di meccanismi di allarme e crea, da un lato uno stato di disagio, dall’altro fa sentire aggrediti.”

Il mio uovo prossemico è sempre stato abbastanza sviluppato, però ho notato che più passano gli anni e più si espande, soprattutto a causa dei toccatori di capelli.
Se questa categoria vi è sconosciuta, vuol dire che la vostra acconciatura è abbastanza comune e poco appariscente, perchè i toccatori di capelli sono ovunque e agiscono senza nessuna vergogna.
Non presentano caratteristiche fisiche comuni, quindi non sono facilmente identificabili, ma solo finchè non entrano in azione, poi la sequenza è sempre la stessa: si avvicinano disinvolti e preferibilmente alle spalle, ti afferrano un dread (o più di uno), lo tastano, lo scrutano e se ne vanno lasciandoti con lo sguardo incredulo e con il ricorrente pensiero “non sono un’espositore!”.

E va bene che c’è la signora che ti chiede come fai a lavarli, e va bene che c’è il ragazzo che ti chiede come hai fatto a farli, e va bene che c’è l’ignorante che ti deve insultare perchè è disinformato, e va bene che c’è chi ha la saccenza di dichiarare che non è possibile che continuano a crescerti direttamente intrecciati.
Ma il toccatore di capelli esagera!

Perchè una ciocca di capelli, se pettinata, resta una ciocca di capelli, mentre se è intrecciata diventa un oggetto da toccare?

Donna al volante...

Io sono una di quelle donne che non sa guidare.
Non nel senso che non so guidare perchè non ho la patente, anzi, la patente l’ho presa a 18 anni senza nessun problema. Di italiani maggiorenni che non hanno la patente ce ne saranno al massimo una cinquantina.
Io sono una di quelle che hanno la patente che però non sanno guidare.
Consapevole di non saperlo fare la macchina non la prendo, almeno non divento una di quelle che non sanno guidare però guidano lo stesso e vanno in giro a dar noia a chi invece è capace di guidare.

A volte però mi capita di pensare che io questa cosa di non saper guidare devo farmela passare, che va bene che mi piace di andare in giro in treno, ma in città non è che mi piaccia poi tanto andare in giro in autobus.
In autobus tutti sono nervosi, poi capita che ti spingono perchè riesci sempre a metterti nel posto sbagliato, poi ci sono le vecchiette che se solo minimamente ci pensi a desiderare di sederti, ti trafiggono il cuore con l’ombrello come neanche ai vampiri col paletto di frassino.

Devo decidermi a diventare una di quelle che sanno guidare entro i 30 anni, che poi secondo me a 60 anni la patente dovrebbero ritirarla.
Ora non è che voglio fare delle discriminazioni, ma a 60 anni uno dovrebbe smetterla di guidare e andare col treno, con l’autobus, con l’aereo, che è più sicuro.
Poi di solito corrono.
Allora se corre uno della mia età sono più tranquilla, che di solito quelli della mia età hanno i riflessi pronti e sono meno distratti, apparte qualcuno che nella vita precedente doveva essere una di quelle donne che non sanno guidare ma vanno in giro a dare noia agli altri che sanno guidare.

Insomma io quando sono in macchina ho delle strane reazioni.
Alle volte, se proprio la situazione è grave, mi addormento profondamente, che ho sentito che passare dal sonno alla morte non te ne accorgi neanche.
Altre volte invece sono tutta irrigidita con gli occhi che saltano da uno specchietto all’altro, al contachilometri, alla corsia di sorpasso, alla macchina dietro, a quella davanti, alla faccia del pilota.
Poi magari per evitare di impazzire leggo un libro.
Quando invece c’è chi guida bene mi piace e sono contenta e mi viene di mangiare, che mangiare in macchina mi diverto e ci farei dei viaggi lunghissimi.

Ho mangiato almeno una volta nella tua macchina in corsa?



Colori

Qualche sera fa sono stata, per pochi secondi, illuminata dalla fredda luce al neon dello sguardo classificatore della tipica MissFacoltà.
Esperienza che sul momento mi ha lasciata indifferente, ma in realtà non del tutto, visto che mi sono ritrovata il giorno seguente a scrivere il riassunto dei miei trascorsi scolastici.

Credevo di aver espresso in modo ironico e brillante il concetto fondamentale di:
“Tenere fuori gli estranei, nella fattispecie quelli classificabili come semplici dirimpettai estivi, dalle decisioni strettamente familiari, se non addirittura personali”
Ma invece mi è stato suggerito che appariva come una sorta di giustificazione agli eventi passati.

Considerando che non era mia intenzione giustificarmi e che non mi piace affatto essere fraintesa e mal interpretata, ho rimosso il post ad alto contenuto scolastico dopo pochi minuti dalla sua nascita.

Essere fraintesi non è mai piacevole.
Mi ricordo di quella volta che entrai in un negozio d’abbigliamento, con la dovuta cortesia chiesi un cardigan nero e la commessa tornò porgendomi un pullover rosso.
Ora tralasciamo la bruttezza del povero maglioncino e tralasciamo anche il fatto che un cardigan è aperto sul davanti e invece un pullover è chiuso, e soffermiamoci solo sul colore.
Rosso.

Non che non mi piaccia il rosso, anzi... mi piacciono le fragole, ho una borsa rossa, un giubbino rosso, i lacci delle scarpe rossi, il mio tappeto è rosso, ho avuto anche i capelli rossi, insomma il problema non è con il ridente colore ma con la stucchevole commessa.
Se mi avesse portato un indumento di lana blu, o marrone, o grigio scuro, avrei pensato che poteva essere umano confondersi. Certo, se lo scopo del tuo lavoro è quello di soddisfare il cliente a tal punto da spingerlo a tornare da te senza una reale necessità, ma solo per scrutare attentamente la nuova collezione primavera-estate, allora in quel caso magari è meglio se un minimo i colori li distingui.

Analizziamo, a distanza di tempo dall’accaduto, le molteplici motivazioni del suo gesto apparentemente dettato dall’idiozia:
A: aveva il ciclo
B: il suo apparecchio acustico era scarico
C: era un chiaro messaggio politico
D: aveva cose più importanti per la testa
E: il gesto era in realtà un timido invito a dare una botta di colore alla mia vita
F: aveva capito male
Considerando che all’ipotesi A si può tranquillamente obiettare che, tra i possibili effetti collaterali, provocati dal suddetto, non troviamo nè il daltonismo nè la semisordità.
Giudicando l’ipotesi B un caso umano strappalacrime, e l’ipotesi C veramente ma veramente improbabile. Ritenendo che se fosse vera l’ipotesi D la nostra amica avrebbe dovuto essere esonerata dal quel giorno di duro lavoro poichè ci sono persone che sotto stress hanno rischiato di trapiantare una tonsilla al posto della milza e viceversa.
Decidendo di rispondere all’ipotesi E con un semplice: chi si fa i cazzi suoi campa cent’anni, ci resta come unica e inconfutabile motivazione corretta l’ipotesi F: aveva capito male.

Gli esseri umani possono a questo punto essere divisi in 3 grandi categorie:
Quella che dichiara di non aver capito niente
Quella che se ne sbatte
Quella che a volte sta nella prima a volte nella seconda
Detta questa verità, che non porta però ad alcuna conclusione, mi limito ad affermare, calpestando la mia autostima, che forse alla commessa gli stavo antipatica.



La lobby dei musicisti

E' un giorno qualunque di una qualunque settimana di un qualunque anno, è sera.
Si decide di andare a fare un giro e la location varia col variare delle stagioni.. la piazza, il pub, il mare, la piazza, il lungomare, la piazza, l'altro pub, la piazza.. saluti baci abbracci e si prende qualcosa da bere.
All'inizio non ci fai caso ti guardi intorno e ascolti l'inciucio più in voga del momento, poi, pian piano li noti, eccoli, a piccoli gruppi, ti avvicini col passo felpato del grizzly con la colite e cerchi di carpire qualche parola, basta un'attimo e ne hai la conferma, sono loro: I MUSICISTI !

Sono ovunque, e parlano di musica, allora ti dici "a me piace la musica, ora vado a parlare con loro" e INVECE NO!
Perchè fondamentalmente tu di musica non ci capisci un cazzo, ti piace ascoltarla, mica parlarne...
e allora ti dici "li vado a sentire suonare" e ci vai, e ci vai di nuovo, e di nuovo, e ti accorgi che il 95% dei tuoi amici/parenti sono musicisti!

E così ripensi alle lezioni di pianoforte che hai abbandonato dopo solo 6 mesi, al flauto delle medie, alla tastierina Bontempi Five della tua amica e tu per fare la sborona ti sei comprata la Yamaha (e che poi una volta adulta hai regalato a tua nipote), al basso che hai venduto dopo solo un anno ma che cmq ti ha segnata, visto che ancora ti tagli le unghie cortissime reprimendo la tua sfolgorante femminilità.

A questo punto ti sorge il dubbio che li odii (nel senso di odiare non di sentire che si dice odi) perchè è per colpa loro se ti tagli le unghie, ma poi rinsavisci e capisci che non li odii, ma piuttosto ti interroghi sulle loro necessità comunicative.
Se uno fa il macellaio non è che poi esce e parla di braciole.. secondo me, perchè il musicista deve uscire e parlare di musica con altri musicisti, automaticamente escludendo noi poveri comuni mortali, che magari vogliamo parlare di eclissi solari, mutande senza cuciture, elezioni politiche, cinema, polpettone, lettera o testamento???

Ecco bhè, potrei risolvere la questione chiedendolo ai miei amici musicisti, ma se poi mi si offendono io con chi esco???

5 sensi

Tatto:
Una volta da piccola arrampicandomi su un muro ho toccato con la mano una lumaca senza guscio.
Devo dire che riesco a ricordare perfettamente lo schifo che ho provato... chissà se la lumaca ha pensato lo stesso di me.

Vista:
Così abituati a tenere gli occhi aperti che alle volte dimentichiamo di guardare.
Poi capita che ci si guarda negli occhi.
A volte c'è odio, fastidio, imbarazzo, rabbia, tristezza, indifferenza...
altre volte c'è serenità, amore, gioia, amicizia, curiosità..
altre volte ancora c'è qualcosa che non so cos'è, ma dopo di solito c'è un bacio di qualcuno che credevi non ti vedesse nemmeno.

Gusto:
Secondo me a volte i bambini piangono per leccarsi le lacrime.
(Avrei voluto parlare del sapore del didò, ma poi sarei stata diseducativa a raccontare di averlo assaggiato a 18 anni, solo perchè è sempre stata una di quelle cose che ti viene voglia di morderla. Avrei potuto risolvere tutto dicendo che non ci sono più gli antichi sapori di una volta.. ma qualcuno mi avrebbe fatto notare che non sono poi così vecchia. Trovo dunque che le lacrime siano una scelta di tutto rispetto.)

Udito:
Tutti i giorni, almeno una volta al giorno, quando non lo fa tutto il giorno, l'inquilina del piano di sotto grida come un'indemoniata.
Mi hanno detto: poverina è malata.
Ci sono dei malati che hanno dei picchi di malattia verso le 8 del mattino e verso le 2 di notte.
Io non chiedo tanto, magari a volte sono eccessiva quando mi sveglio e prego dio di portarsela nel regno dei cieli, poi mi ricordo che non sono cattolica e allora dico: diventasse almeno muta.

Odorato:
L'essere umano ama col naso.
L'odore della mamma, dei biscotti, della cioccolata, della pizza, dei libri di scuola, delle sigarette, dei fiori, dei cani, del sudore in metropolitana, dell'asfalto fresco, del pescivendolo la mattina, del panettiere, dei vicoli, dell'inchiostro sui vestiti, del sangue, della malattia, del petrolio, dei falò, del mare, della neve... che odore ha la neve? mha... ora non lo so, ma posso giurare che se domattina mi svegliassi e ci fosse la neve avrebbe un odore.