lunedì 10 marzo 2008

Colori

Qualche sera fa sono stata, per pochi secondi, illuminata dalla fredda luce al neon dello sguardo classificatore della tipica MissFacoltà.
Esperienza che sul momento mi ha lasciata indifferente, ma in realtà non del tutto, visto che mi sono ritrovata il giorno seguente a scrivere il riassunto dei miei trascorsi scolastici.

Credevo di aver espresso in modo ironico e brillante il concetto fondamentale di:
“Tenere fuori gli estranei, nella fattispecie quelli classificabili come semplici dirimpettai estivi, dalle decisioni strettamente familiari, se non addirittura personali”
Ma invece mi è stato suggerito che appariva come una sorta di giustificazione agli eventi passati.

Considerando che non era mia intenzione giustificarmi e che non mi piace affatto essere fraintesa e mal interpretata, ho rimosso il post ad alto contenuto scolastico dopo pochi minuti dalla sua nascita.

Essere fraintesi non è mai piacevole.
Mi ricordo di quella volta che entrai in un negozio d’abbigliamento, con la dovuta cortesia chiesi un cardigan nero e la commessa tornò porgendomi un pullover rosso.
Ora tralasciamo la bruttezza del povero maglioncino e tralasciamo anche il fatto che un cardigan è aperto sul davanti e invece un pullover è chiuso, e soffermiamoci solo sul colore.
Rosso.

Non che non mi piaccia il rosso, anzi... mi piacciono le fragole, ho una borsa rossa, un giubbino rosso, i lacci delle scarpe rossi, il mio tappeto è rosso, ho avuto anche i capelli rossi, insomma il problema non è con il ridente colore ma con la stucchevole commessa.
Se mi avesse portato un indumento di lana blu, o marrone, o grigio scuro, avrei pensato che poteva essere umano confondersi. Certo, se lo scopo del tuo lavoro è quello di soddisfare il cliente a tal punto da spingerlo a tornare da te senza una reale necessità, ma solo per scrutare attentamente la nuova collezione primavera-estate, allora in quel caso magari è meglio se un minimo i colori li distingui.

Analizziamo, a distanza di tempo dall’accaduto, le molteplici motivazioni del suo gesto apparentemente dettato dall’idiozia:
A: aveva il ciclo
B: il suo apparecchio acustico era scarico
C: era un chiaro messaggio politico
D: aveva cose più importanti per la testa
E: il gesto era in realtà un timido invito a dare una botta di colore alla mia vita
F: aveva capito male
Considerando che all’ipotesi A si può tranquillamente obiettare che, tra i possibili effetti collaterali, provocati dal suddetto, non troviamo nè il daltonismo nè la semisordità.
Giudicando l’ipotesi B un caso umano strappalacrime, e l’ipotesi C veramente ma veramente improbabile. Ritenendo che se fosse vera l’ipotesi D la nostra amica avrebbe dovuto essere esonerata dal quel giorno di duro lavoro poichè ci sono persone che sotto stress hanno rischiato di trapiantare una tonsilla al posto della milza e viceversa.
Decidendo di rispondere all’ipotesi E con un semplice: chi si fa i cazzi suoi campa cent’anni, ci resta come unica e inconfutabile motivazione corretta l’ipotesi F: aveva capito male.

Gli esseri umani possono a questo punto essere divisi in 3 grandi categorie:
Quella che dichiara di non aver capito niente
Quella che se ne sbatte
Quella che a volte sta nella prima a volte nella seconda
Detta questa verità, che non porta però ad alcuna conclusione, mi limito ad affermare, calpestando la mia autostima, che forse alla commessa gli stavo antipatica.



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