giovedì 26 giugno 2008

Veracità e voracità

Dal momento che ho già reso nota la mia dipendenza dalle serie tv di ogni genere, perché dunque frenarmi dal confessare che, se il telefilm mi rapisce, la trasmissione di cucina mi dona una sensazione di benessere pari quasi al raggiungimento del nirvana.
Praticamente niente riesce a schiodarmi dalla tv finché la pietanza di turno non è bella che impiattata.

Stavo giustappunto cercando la mia trasmissione preferita, che poi sarebbe quella in cui un giovane cuoco biondiccio e figo (ovviamente ritenuto gay dal mio gentil consorte) prepara in 10 minuti ogni genere di squisitezza, insomma, mentre la cercavo mi sono imbattuta in un cuoco dall'accento bolognese, e dopo soli 2 minuti che lo guardavo volevo già picchiarlo con un grosso randello.

Da cosa nasce questa mi assurda reazione, che mi ha quasi spinto a cercare su google un recapito telefonico del gambero rosso channel per insultarli?
Ovviamente dall'evidente incapacità dello sconosciuto in maglietta verde pistacchio.
Vi descriverò di seguito, senza dilungarmi troppo, alcuni punti salienti di una delle sue 3 ricette, e non perché sia la peggiore, ma semplicemente perché non è mia abitudine scrivere a lungo.
Trattasi di un primo piatto: Gnocchi alle vongole, e fin qui tutto bene, se non fosse che gli ingredienti dell'impasto risultassero leggermente “numerosi” per una che mangia gnocchi di patate già da prima di avere i denti.
Evidentemente gli gnocchi ogni regione li fa come vuole, e soprattutto, li taglia come vuole, visto che i suoi raggiungevano una circonferenza di 10 centimetri.

Passiamo dunque ad analizzare la preparazione del sughetto:
Immaginatevi questo tipo che afferra qualche vongola, si piazza difronte al lavello con il braccio teso (quello con la mano contenente le vongole) e comincia a farle precipitare in caduta libera una ad una sostenendo che così, si toglie la sabbia.
....

MA SEI CRETINO???
Cos'è? Si spaventano per la botta e sputano la sabbia?
Il mio pescivendolo sta ancora ridendo.
Dopo questa esperienza assurda, le povere vongolelle dal guscio scheggiato, vengono adagiate in una padella assieme ai soliti amici: aglio, olio, pomodorino etc. peccato solo che il nostro esperto del giorno abbia volutamente evitato di mettere un “coperchio” alla padella, lasciando così le poverine per 10 minuti sul fuoco, e inondandole infine di acqua di cottura per agevolare l'apertura, chissà come mai non si erano ancora aperte.

Mi piacerebbe un giorno conoscere quest'omino e invitarlo a pranzo al borgo, fargli ordinare una pasta e vongole e poi guardando il mare dirgli sorridendo: e mo' chiavat' a paccher tu sul!

il seguente video illustra la corretta cottura delle vongole:


* e mo' chiavat a paccher tu sul = adesso prenditi a schiaffi.

martedì 10 giugno 2008

Parlando seriamente...

Se non consideriamo quella volta che ho tracannato 40 cl. di Irish Coffee alle 10 di sera, posso tranquillamente dichiarare di soffrire di due sole tipologie di insonnia.

La prima è quella classica da pene d'amore, che ti consuma contemporaneamente sia la dose giornaliera di lacrime, sia il pacchetto di riserva di sigarette ripescato dal fondo dell'ultimo cassetto.

La seconda invece, che poi è quella di stasera, si verifica quando puoi affermare senza alcun pudore: "Non posso addormentarmi all'1:00 di notte se mi sono svegliata alle 11:00.. però riesco a svegliarmi alle 13:00 anche se mi sono addormentata alle 23:00".

Di solito quando sento la serata insonne di tipo 2, bussare alla porta con tanto di fiori e paste della domenica, la prima cosa che faccio è buttarmi sul divano e cercare un film già visto... ed ecco qui che mi viene subito in aiuto Jack Sparrow...
Peccato però che invece di annoiarmi mi sono appassionata e quindi ho deciso di spegnere la tv e ripiegare sulla seconda opzione: uno di quei libri soporiferi di cui non hai mai letto la fine e non lo hai mai confessato a nessuno, perchè tutti adorano quel libro, e tu ti senti l'unico essere umano sulla terra che arrivato a pagina 40 si accorge che è da pagina 5 che pensa ai cazzi propri.
Ricomincio pazientemente da pagina 5 e poi di nuovo, a pagina 35 mi sto chiedendo perchè certe persone non mi prendono seriamente, come se invece di emettere vocaboli con uno specifico significato la mia bocca sputasse fuori nuvolette e coriandoli, e soprattutto mi chiedo se mai lo finirò sto benedetto libro.

A questo punto è il turno del senso di colpa, perchè lo sappiamo benissimo che è un bel libro, che adoro l'autore, e che forse dovrei cominciare a tirare fuori dalla libreria "delitto e castigo" per questo mio rituale anti-insonnia.
Allora che faccio? Rotolo fuori dalle lenzuola a righe, prendo il blocco di fogli rosa 17X24 che pare infinito tanto che dura dal 97, la bic nera, e me ne torno a letto chiedendomi quale sarà mai il vero e solo segreto per farsi prendere sul serio.
(continua..)